30 giugno 2022

La mentalità del “vero russo”.

Vladimir Putin è il prodotto della mentalità e della cultura russa, di quella che io definisco la mentalità del "vero russo".

Ho avuto la possibilità di lavorare in Russia per un certo progetto: interponendo una architetto, il cliente era un uomo ricco russo.
Non esattamente un oligarca, ma quel tipo di classe media, un oscuro commerciante di materiali edili con una moglie ambiziosa e arrivista, di cui era succube.
In quella circostanza, ho avuto a che fare con imprese russe e lavoratori russi e altre imprese russe e lavoratori russi ho visto operare in quei paraggi.
Ho conosciuto tutti e tre i livelli degli strati sociali: il più alto del mio, i miei pari, il più basso.
In Russia ho incontrato problemi e fastidi che non ho mai avuto altrove, né prima, nè dopo.
Io penso che quel Paese sia condannato, e mi sono ripromesso che “mai più”...

Finora ho tenuto fede al mio proposito, anche se ho avuto un altro “tentativo” per un'entità russa nel mio Paese, ma quel progetto non è partito da dove si trovava incagliato.
Ciò è forse dipeso da un Lead Project Manager tedesco un po' “apprensivo”: io ho fatto il mio, e in quelle condizioni, semplicemente, non c'era molto si potesse fare per salvare quel progetto.

I russi hanno la loro mentalità, che deve essere spiegata, pena non potere valutare e comprendere troppe cose.

Noi occidentali interagiamo principalmente con una minoranza di russi istruita e occidentalizzata e spesso ignoriamo la mentalità della massa dei russi con la quale non veniamo in contatto.
Alcune persone borderline possono avere caratteristiche ibride: in un certo senso si comportano come i “veri russi”, ma anche in modo più civile.

Questa mentalità è tipica delle persone comuni che hanno un basso livello di istruzione, che vivono fuori dalle città e non aspirano a elevarsi al di sopra delle loro vite primitive, ne illustrerò i motivi in seguito.
Ma non sempre è così: un comune agricoltore può avere il proprio giudizio e persino pensare in modo critico, mentre un professore di filosofia non solo può condividere convinzioni distruttive, ma anche ideare per esse una base pseudo-scientifica e radicare queste idee nelle menti dei suoi studenti.

Questa mentalità è anche chiamata: sciovinista, imperialista, tradizionalista, sovietica.
Non uso il termine "conservatore", perché il “vero russo” non ha nulla in comune con i conservatori occidentali: essi hanno valori e morale completamente diversi.

Questo insieme di credenze è spesso beffardamente contrassegnato come “homo sovieticus”.
Questo ha la sua solida motivazione: l'URSS aveva affermato di volere sviluppare una nuova specie di essere umano: migliore e priva di avidità e egoismo.
E’ stata effettivamente creata una nuova specie, ma con tratti affatto difformi da quanto desiderato: che questa fosse la vera intenzione, è un'altra questione.

Un “vero russo” non è necessariamente stupido: la sua mentalità è generata dalla combinazione di una intelligenza normale o acuta alla ricerca di opportunità di arricchimento facile, non escluso il crimine o la frode, o di attuare la violenza.
I “veri russi” possono diventare grandi criminali.

Quindi, fondamentalmente, la mentalità russa è definita da una serie di conseguenze.
Relatività morale: non esiste né bene, né male.
Esistono "Noi" e "Loro": ciò che è buono per "Noi", è buono.
"Noi" di solito è "Russia", ma il concetto può essere ristretto in ambiti più piccoli, la fabbrica, la squadra sportiva, la famiglia.

Cito: “La nostra terra santa contro la loro desolata terra corrotta”.

Collettivismo: la vita di un singolo individuo non ha significato.
Un individuo deve conformarsi: o è un nemico, oppure appartiene a “noi”.
Quindi, i “veri russi” dicono sempre "noi", anche se non c'è alcuna folla.

Relatività logica: una specie di gatto di Schrödinger della logica.
La stessa affermazione è sia vera che falsa, oppure più affermazioni che si escludono a vicenda riescono a essere tutte vere a seconda delle circostanze, da chi sta parlando e a chi sono indirizzate e a quali sono le sue motivazioni.
Dal concetto precedente consegue che non esiste la verità, in quanto essa non può essere oggettivamente stabilita: esistono solamente innumerevoli punti di vista.

Una altra ovvia conseguenza è la mancanza di pensiero critico.
Questo è un tratto fondamentale della Russia, che a volte viene menzionato separatamente.
Ovviamente, ammettendo ogni contraddizione si rende impraticabile la logica e non si possono sfatare affermazioni anche palesemente false.

Un'altra conseguenza è che la sociologia non funziona: quando a un “vero russo” viene posta una domanda da qualcuno che egli ritiene importante, egli cercherà sempre di indovinare la risposta "corretta", quella che soddisferà colui che pone la domanda.
A causa di questo i sondaggi di opinione sono inattendibili.
Per ottenere risposte che siano davvero “vere”, l'intervistatore deve scegliere accuratamente le domande, come durante un'indagine penale.
Non dobbiamo tuttavia essere ingannati dalle circostanze!
Ad esempio, la maggioranza dei russi approva sinceramente la guerra in Ucraina, poiché essa è conforme al loro sistema di valori.

Ignoranza volontaria: un “vero russo” non vuole ascoltare opinioni o fatti che contraddicono le sue convinzioni consolidate, le cose che lui ritiena di sapere.
L'istruzione può essere vista come un ostacolo, in quanto possibile fonte di “dubbio”.
Il “vero russo” non mette mai in dubbio le cose che ritiene di conoscere.
Un detto fondamentale russo suona come: "Ohi, non sei tu il più intelligente?".
Non facciamoci ingannare!
Questa particolare frase è un insulto diretto, non una celia.

Pensiero magico: molti “veri russi” personalizzano i fenomeni naturali o sociali: essi credono che tutto sia causato dalla volontà di una persona o entità molto potente. Non si tratta necessariamente di una fede religiosa in Dio, ma in un potere mistico, in rituali e superstizioni che una persona segue automaticamente, senza alcuna spiegazione o razionalizzazione interna.
Questo a volte si riflette in un comportamento irrazionale, come un uomo che ripetutamente non riesce a ottenere qualcosa, ma che, invece di analizzare gli errori e riconsiderare la sua strategia, ripete esattamente gli stessi passaggi, sperando di essere fortunato la prossima volta.

Questa è la probabile spiegazione del fenomeno “Chornobaivka”. Questa località ospita l’aeroporto di Kherson, che le truppe russe hanno occupato con mezzi, veicoli e aeromobili per 23 volte di seguito, senza alcun cambio di tattica.
Permettendo ogni volta all’artiglieria ucraina di distruggere tutto, senza nemmeno la difficoltà di dovere cercare il deposito.
(aggiornamento: la distruzione di quanto i russi hanno periodicamente accumulato a Chornobaivka è avvenuta 34 volte e si è interrotta solo con la liberazione di Kherson).

Il “vero russo” è molto suscettibile alle superstizioni e alle teorie del complotto.

Ipotesi del gioco a somma zero: i “veri russi” non credono in un vantaggio reciproco: se qualcuno offre loro un accordo che sembra redditizio per entrambe le parti, cercano comunque un trucco e cercano di imbrogliare, in modo che il loro partner in quell'affare abbia a perdere.
Ovviamente la perdita del partner si ritorce contro di loro.
Se una persona del genere viene colta a barare e viene portata in tribunale, risponde sinceramente: perché volevo vincere, non perdere!

Esempio: la Russia non vuole che l'Ucraina diventi libera e prospera, perché così facendo, crede che ne subirà la concorrenza e sarà posta fuori dal commercio.
Questa opinione è condivisa dalla maggioranza della popolazione russa.

Fatalismo: tutto è predeterminato: una persona non può cambiare il proprio destino, perchè siamo piccole persone e nulla dipende da noi.
Questo è talvolta etichettato come "sindrome da impotenza acquisita".

Chi esercita la forza ha sempre ragione: i “veri russi” rispettano solo la forza.
La forza bruta.
Questo è il motivo per cui in Russia accadono così tanti omicidi casuali, causati da vari motivi per lo più evitabili, dalla rissa tra ubriachi finita male, ai dibattiti fra padre e figlio.

Qualsiasi accordo formale, come la "legge", viene rispettato solo se la sua applicazione è imposta e la punizione per la violazione è severa.

Dalla relatività morale deriva che il crimine non esiste: tutti possono rubare, quindi chiunque può rubare.
Se questi hanno successo, sono fortunati, altrimenti “è un peccato per loro”.
Ma rubare a me è un crimine, e per questo io ucciderò!

Uccidere è brutto, dicono, ma un “vero russo” ucciderà, sia quando fa parte di un gruppo, come una folla, sia quando viene “punito”.

Militarismo: quando ricorda il servizio militare, un “vero russo” di solito diventa molto sentimentale, anche se i dettagli del suo servizio militare sono spesso oscuri e coperti da frasi come "non lo sai, non c'eri".
In realtà, in Russia il servizio militare è in genere costituito da imponenti esercitazioni della più pura scenografia, e inutili faccende.
Il servizio militare sviluppa il senso della subordinazione e uccide quel poco che resta del pensiero critico: un ordine deve essere sempre eseguito, anche se esso è impossibile, stupido o contrario alla legge.
Sebbene il proprio servizio abbia poco a che fare con un adeguato addestramento militare, i “veri russi” disprezzano chiunque non abbia prestato il servizio militare.

I “veri russi” adorano lo stile militare, indossano volentieri pantaloni e giubba mimetici, anche se non pianificano di partecipare a una battuta di caccia.
A loro piace anche sfoggiare repliche di carri armati, navi da guerra, aerei, eccetera.

L’Esercito di solito è l'unico ascensore sociale alla portata di un “vero russo”.
L'altro è la criminalità organizzata.

Culto del crimine: sebbene non condiviso da tutti i “veri russi”, il crimine è giustificato da un sottoinsieme significativo di loro.
Non tutti hanno legami con il mondo criminale, ma molti ne copiano comunque le maniere, l’abbigliamento, il gergo...
La sottocultura criminale è molto di tendenza nei media popolari russi e molte pop-star russe romanticizzano deliberatamente i "cattivi".
Vivere in prigione, piangere per la gioventù sprecata, "mamma, perdona il tuo figlio ribelle", la spavalderia e il disprezzo verso le persone oneste, sono tutti motivi di "Blatnyak", ovvero "chanson de russe", il sottogenere pop che romanticizza e glorifica la vita del delinquente.
I motivi "Blatnyak" sono molto importanti nella cultura pop russa tradizionale.

La Polizia russa è a sua volta fortemente influenzata da questa sottocultura, in un modo tale per cui è difficile distinguere solo dal gergo un delinquente da un poliziotto.
A dire il vero, sovente anche nelle azioni.
In effetti, in Russia non sono infrequenti i casi in cui sono i poliziotti a gestire racket e crimine
I giovani “veri russi” preferiscono il gangsta rap russo, emerso alla fine degli anni 2000, che glorifica apertamente l'omicidio, soprattutto se commesso in modo particolarmente truce.

Culto della Seconda Guerra Mondiale: il militarismo è ulteriormente rafforzato dal culto della Seconda Guerra Mondiale, sviluppato lentamente dall'epoca sovietica a una nuova quasi-religione.(un termine usato dai non “veri russi” significa "vittoria empia" - pobedob'esie, победобесие)
Al “vero russo” viene insegnato che la Russia ha sconfitto da sola il più grande male del mondo: Hitler.
Quanto le truppe alleate hanno compiuto in Africa e Europa per combattere il Nazismo semplicemente non esiste nei libri di Storia russi: la Battaglia d’Inghilterra, lo sbarco in Normandia, le campagne per la liberazione della Francia, del Belgio e dei Paesi Bassi, la campagna del Nord Africa, … non sono mai avvenuti…
Il programma alleato “Lend and Lease”, che ha permesso la sopravvivenza della Unione Sovietica e il suo ingresso in guerra contro il Terzo Reich, nonostante sia stato ammesso in circostanze ufficiali da Nikita Krushev, è ignorato dalle masse e negato con forza da ogni “vero russo”.

La Seconda Guerra Mondiale è etichettata come "Grande Guerra Patriottica" (GPW): 1941–45.
Ciò è stato deciso dai propagandisti sovietici per nascondere il fatto che l'URSS ha collaborato con la Germania nazista prima del 1941 e ha occupato altri paesi europei allo stesso violento modo con cui l’ha fatto il Terzo Reich.
Anche la storia della Seconda Guerra Mondiale/GPW è interpretata secondo il paradigma Noi/Loro: tutto ciò che ha fatto l'URSS era giusto, se non sei d'accordo, allora sei il nemico e quindi sei schierato con Hitler e quindi sei nazista.

Questo è il motivo per cui i “veri russi” etichettano come nazisti i militari ucraini e i combattenti della resistenza ucraini, sia della Seconda Guerra Mondiale, che di oggi.

Disprezzo per i deboli/mancanza di empatia: fin dalla prima infanzia, la maggior parte dei ragazzi russi si usa reciproca prepotenza, fino al punto di stabilire una sorta di gerarchia sociale.
I giovani russi di solito concentrano il loro bullismo su uno o due dei più piccoli fra loro, che non possono reagire: questi vengono rapidamente emarginati.

Se chiedi a un bullo: perché ti comporti in questo modo?
L’immancabile risposta è: "Perché posso".
Questo significa che non ricevono un pugno in faccia.
Emerge il valore educativo di un ceffone “ben dato”...

I giovani “veri russi” sono etichettati come “gopniki”: condividono l’atteggiamento descritto e attaccano chiunque possono, per derubare o anche solo per il gusto di farlo.
Questo spiega l'attacco alla Crimea del febbraio 2014.
Semplicemente, subito dopo la Rivoluzione della Dignità, la Russia l’ha fatto perché era pronta a farlo e sapeva che l'Ucraina non avrebbe reagito, essendo le sue Forze Armate state demolite dai provvedimenti del Presidente filo-russo Yanukovich, che creò le condizioni per l’avvio delle rivolte popolari che noi occidentali chiamiamo “Euro-Maidan”.

Amore per la grandezza: quando crede che i suoi vicini non gli faranno del male, un “vero russo” ama mettersi in mostra, soprattutto se la sua ricchezza viene “dall'alto”, cioè è concessa dallo zar o dai suoi subordinati.
I “veri russi” costruiscono palazzi, comprano enormi yacht, limousine enormi e inutili, ecc.
Essi decorano tutto con oro e pietre preziose, accumulano enormi quantità di denaro nei loro caveau (anche perché non credono negli investimenti).
Questo comportamento è ispirato anche alla consapevolezza che la loro ricchezza può andare e venire da un momento all'altro.

Ai “veri russi” piace anche assumere servitori, anche se non ne hanno davvero bisogno.
Il vero scopo è essere in grado di mostrare la loro posizione dominante alla massa.
In genere i servitori sono ignorati e spesso maltrattati: il dominio è tutto.
Un russo può essere ricco o povero.
Se è ricco è considerato “fortunato” o “protetto dallo zar”.
La povertà è la norma, come si suppone che le persone vivano o debbano vivere.
Chiunque cerchi di uscire dalla povertà è disapprovato.

Una volta che un russo è ricco, egli inizia a risentirsi per i suoi amici ex-poveri, insultandoli e separandosi da loro.

Risentimento per il successo e il merito: se una persona mette a frutto le sue doti e si impegna e grazie a questo riesce a raggiungere una certa ricchezza o status, essa viene risentita, se non apertamente odiata, dalla maggior parte dei “veri russi” che la conoscono.
Non è affatto raro sentire i soliti ragionamenti comunisti, come: “nessuna ricchezza può essere ottenuta in modo onesto”, “ci ha ingannato tutti”, “deve condividere la sua ricchezza con la gente comune perbene”, “è un ebreo, ecco perché è così ricco”, “è ricco perché ha rubato” ecc.
Avendo l'opportunità di non essere sorpresi, queste persone cercheranno di danneggiare chi ottiene successo, anche se questo significa ucciderlo.

Questo è anche il motivo per cui i “veri russi” sono risentiti con l'Occidente.

Ma questo non si applica allo zar o ai suoi boiardi: è giusto che chi esercita il potere sia ricco e nessuno può indagare sulla origine di tale ricchezza.

Paternalismo: un “vero russo” dipende da una forte figura paterna, che viene rappresentata dal leader nazionale (Zar), che viene adorato e nutrito, una figura a cui sono pronti a dare tutto.

Lo Stato non stabilisce le regole e le applica: non è un arbitro, ma è il padrone finale.
Il “vero russo” è nato per servire il suo padrone.
Quando un leader non è un tiranno, allora egli è disprezzato dai suoi sudditi: “è debole”.
E' in questo modo che hanno descrittto Gorbachev...

Atomizzazione: come conseguenza del paternalismo, la società russa è molto atomizzata: i russi non stabiliscono facilmente collegamenti orizzontali.

Quando hanno un lavoro da fare, la generalità dei russi si affida a qualcuno che impartisca istruzioni e ordini, invece di farlo in autonomia.

Mancanza di iniziativa/responsabilità: seguendo la catena logica di cui sopra, non sorprende affatto che una persona che cerca di assumersi responsabilità oltre il proprio ambito sia disapprovata.
Chiedendo a qualcuno "potresti farlo, per favore?", potrebbe giungere una risposta piccata: “non sei il mio capo per chiedermelo”.
Se un'iniziativa ha successo, i “veri russi” dicono “ce l'abbiamo fatta”, o addirittura “è fatta”, dimenticando chi l'ha suggerita, o addirittura chi ha fatto la maggior parte del lavoro.
Ma se l’iniziativa fallisce, allora sarà l'iniziatore ad avere fallito, anche se altri, “veri russi”, lo hanno sabotato direttamente.

Xenofobia/culto della supremazia: i “veri russi” credono di appartenere a una razza superiore, che ha ereditato l'Impero dai romani (il concetto di "Terza Roma").
Tutte le altre nazioni sono considerate inferiori e sono chiamate con nomi vili.
Questo vale sia per i gruppi etnici non russi che vivono in Russia, sia per le nazioni straniere.
A loro volta, i gruppi etnici non russi che vivono in Russia disprezzano tutti, tranne se stessi.
Inoltre, le nazioni più piccole sono disprezzate maggiormente di quelle grandi.

Come conseguenza di ciò e del risentimento per il merito, i “veri russi” di solito odiano i residenti di Mosca e San Pietroburgo.
Infatti, i “veri russi” credono che la “ricchezza” dei cittadini sia guadagnata a loro spese e che qualcuno “al di sopra” la distribuisce ingiustamente, ovvero in modo non uniforme.
L'odio va in entrambe le direzioni: una volta che un russo di provincia si stabilisce in una grande città, allora inizia a odiare i provinciali: crede che essi vogliano rubargli il lavoro e la casa.

Concetto di “diritti storici”: una delle giustificazioni all’espansionismo russo è che la Russia in passato ha posseduto qualcosa.
Non importa quale separazione temporale esattamente esista da quella terra o proprietà, essi la rivogliono, semplicemente perché la hanno posseduta in precedenza.

E’ esattamente come chi ti ha venduto una casa, poi si ubriaca e cerca di buttarti fuori, perché un tempo ci ha abitato lui.
Anche se te l'ha venduta molti anni fa.

Sciovinismo maschile.
La donna non ha voce in capitolo: la donna farebbe meglio a guardare i bambini.
Questo definisce tutto: le donne di solito si trattengono, lasciando parlare e fare ai loro uomini.
Ma anche le donne appartengono alla categorizzazione, possiedono questa stessa mentalità e, in quanto titolari della educazione della prole, la trasmettono ai figli.

Non me ne frega niente: questa è una risposta tipica di un “vero russo” quando qualcuno cerca di convincerlo a pensare alle conseguenze delle sue decisioni sbagliate, o di quelle di un altro.
Ad esempio, per restare all’attualità, “Putin sta distruggendo il futuro del tuo Paese”…
“Non me ne frega niente”.

Quanti di questi tratti possono essere osservati in Putin e nella sua consorteria?

PS: Questo scritto è successivo alle notizia sui massacri compiuti dalle orde russe a Bucha, Irpin e altri luoghi, e ai crimini umanitari e di guerra che hanno compiuto durante l'invasione,
Sospettavo che qualcosa del genere sarebbe comunque accaduto nei territori occupati: la brutalità dei russi non era certo una novità o una sorpresa.
In buona sostanza i misfatti confermano il tutto.
In effetti, Putin potrebbe non avere ordinato lo stupro e l'uccisione casuale di civili per divertimento.
E i soldati russi lo fanno, solamente perché:

1. sono armati, mentre i civili ucraini no.

2. è stata loro data licenza di fare qualsiasi cosa, compreso torturare, stuprare e uccidere i civili, senza temere persecuzioni criminali.

In effetti, non sarebbe corretto attendersi che i “veri russi” possano comportarsi in modo difforme al proprio imprinting e alla propria cultura di riferimento.

Perché ti comporti in questo modo? "Perché posso".